Tirsi, l’eterno giovane
Ad aiutare nelle mansioni più faticose della capanna di Gelindo, ci sarebbe il giovane garzone chiamato Tirsi. Si, il condizionale calza a pennello perché il ragazzo non è il più stimato tra i lavoratori: si impegna quanto basta, non ha una gran voglia di travaiè. Tirsi è l’eterno giovane per eccellenza, si trova in quell’età dove la spontaneità del bambino non vuole ancora cedere alla maturità dell’adulto. Spesso fa coppia con il più vecchio della stalla, Mafè, con il quale forma un esilarante duo. I due sono spesso protagonisti di siparietti divertenti nella quale si punzecchiano a vicenda per la scarsa voglia di lavorare. Anche lui difficilmente si separa da un capo che lo distingue dagli altri personaggi: la sua pelliccia con la fodera verde burgunzóla. Fa così tanta fatica a lasciarla andare che deve farsi rimproverare più volte da Gelindo prima di “donarla” a Giuseppe e Maria per coprire il neonato Messia.
Tirsi viene inzialmente escluso dalla “spedizione” di pastori che decidono di andare a trovare il divin Bambino. Lui ci mette poco a intuire che non può perdersi l’evento per eccellenza e per questo è disposto a rischiare. Da solo parte nella notte e attraversa il bosco per raggiungere la compagnia, Gelindo dopo un primo rimprovero capisce la sincerità del gesto del giovane garzone.
“A l’ò facc per l’amur du Siur Messia!”
Tirsi viene inzialmente escluso dalla “spedizione” di pastori che decidono di andare a trovare il divin Bambino. Lui ci mette poco a intuire che non può perdersi l’evento per eccellenza e per questo è disposto a rischiare. Da solo parte nella notte e attraversa il bosco per raggiungere la compagnia, Gelindo dopo un primo rimprovero capisce la sincerità del gesto del giovane garzone.
“A l’ò facc per l’amur du Siur Messia!”